ARTIST PROFILE

Francesco Cardarelli

  • Italy (b. 1981 in Offida (ap))
  • Currently in Offida (AP), Italy.
Space Matters

Space Matters

  • 2016
  • Analogue Photograph
  • Collage, scraps of analogue photographs on thick paper.
  • 275 x 76 cm

  • 1
  • 3
  • Space Matters - thumbnail

    1 / 1

    Space Matters | 2016

The project explores the field of perception within scupture, the representation of sculpture manipulated by photography. The highlighted elements are cut outs from pictures I took of sculptures while I was attending the Academy of Fine Arts in Carrara, between 1999 and 2005, when I attentively experimented classical sculptural materials. During that period, my photocamera has been a major instrument for my sculpting. I used it as a drawing book enabling me to both document my work and gain a deeper knowledge of volumes and forms. I would frequently modify sculptures after viewing the printouts. Now that time has gone by, sculpture is once again changing its form through photography. As in an alchemical process, photo prints are reviewed, re-examined, cut out and reduced to their essence: the aim is not to regret the past, but to live it with today's eyes, which can reconcile with the cruelty of time, dissect and select what is "worth to be kept". Such "photomemories" are isolated against a neutral background, which simultaneously fills and creates a gap. A dialogue between form and emptiness, a room for imagination. The installation is a form, which develops gradually: like a maternal womb. / Il progetto esplora il campo di percezione che si ha della scultura, la visione di essa manipolata attraverso la fotografia. Gli elementi posti in attenzione sono ritagli prelevati da foto di sculture realizzate durante la mia frequen- tazione all’Accademia di Belle Arti di Carrara tra il 1999 e il 2005, periodo in cui la sperimentazione dei materiali scultorei tradizionali era costante. In quegli anni la macchina fotografica è stata uno strumento primario per la scultura: come un album da disegno, non solo aveva la funzione di do- cumentare il lavoro, bensì permetteva un’ulteriore e migliore lettura dei volumi e della forma; non di rado dopo la visione delle stampe la scultura veniva modificata. A distanza di anni, la scultura attraverso la fotografia cambia nuovamente forma. Come in un processo alchemico, le stampe fo- tografiche vengono riviste, rivalutate, ritagliate, portate all’essenziale: non per rimpiangere il passato ma forse per riviverlo con gli occhi del presente, capaci di riconciliarsi con la crudeltà del tempo, di sezionare e selezionare ciò che “deve restare”. Questi “fotoricordi” sono isolati in uno sfondo neu- tro, colmando un vuoto e allo stesso momento creandolo: un dialogo tra forma e vuoto, spazio per l’immaginazione. L’allestimento è una forma che si compone volta per volta: come in un grembo materno.